Ragazzi,Marchesini parla arabo,è vero!
Però è anche l'autore di libri più semplici,come il dizionario bilingue italiano-cane/cane-italiano e il dizionario bilingue italiano-gatto/gatto-italiano!!Molto più alla portata di tutti!!
Invece,per quanto riguarda la zooantropologia applicata ai cavalli c'è il dizionario bilingue italiano-cavallo e cavallo-italiano scritto da De Giorgio,che è la persona che si occupa appunto di zooantropolgia con gli equidi.Ed è il fondatore del movimento ESE.Qui un articolo interessante:
www.siuamagazine.com/1/zoomimica_con_il_cavallo_ese_e_siua_5857...
Per quanto riguarda l'apprccio cognitivo zooantropologico esso prevede ovviamente l'uso del rinforzo positivo (aggiungo qualcosa di positivo come un premio) ma mai del rinforzo negativo (tolgo qualcosa di negativo,come per esempio il dolore che il cane prova quando tira col collare a strozzo).E utilizza anche la punizione negativa (tolgo qualcosa di positivo,ad esempio tolgo le attenzioni) ma mai la punizione positiva (aggiungo qualcosa di negativo come una sgridata).
Questo approccio lavora sulla relazione tra cane e partner umano,ponendo il focus sulle capacità cognitive del cane.
Attraverso l'esercizio di alcune attività di centripetazione si crea un binomio cane-proprietario in cui uno è sempre un po' nella testa dell'altro in qualsiasi situazione affrontata insieme.Attraverso le attività che esercitano l'autocontrollo il cane impara a gestire le fluttuazioni di arousal (livello di attivazione emozionale) autonomamente,senza che sia il proprietario a suggerire il comportamento più adeguato o ad inibire un comportamento.
Con le attività ludiche si lavora per aumentare l'autostima,la sicurezza in sè,la collaboratività e altre cose.
Si cura in modo molto attento la prossemica,la gestualità ecc nel comunicare col cane e si insegna ai proprietari a capire cosa il cane sta comunicando (segnali calmanti per esempio).
Ma prima di iniziare un qualsiasi lavoro di educazione cinofila è necessario che il proprietario veda il suo cane non come una persona (e cioè non ne antropomorfizzi i comportamenti:per esempio la maggior parte delle persone pensa che il cane sbadigli solo e soprattutto perchè ha sonno e che dia i "bacini" per affetto),che lo consideri nelle sue caratteristiche di specie e nelle esigenze e nei bisogni che ne conseguono (in modo da consentire al cane di poter vivere le proprie motivazioni:ad esempio quella perlustrativa,quella predatoria attraverso il gioco ecc,correttamente mediate quando necessario) e infine che consideri il cane un soggetto che ha sue preferenze e vocazioni.Senza tutto questo non esiste zooantropologia perchè non esiste relazione.
E' un modo di vedere completamente diverso,perchè quello che conta non è la performance,ma bensì la relazione,corretta e rispettosa dell' etogramma del cane,consapevoli del fatto che il cane è quello che è grazie all'uomo,ma che anche noi siamo quello che siamo grazie al fatto che il cane e gli altri animali domestici ci sono accanto.
Non sono solo gli animali a cambiare per noi,ma anche noi a cambiare per gli animali.Basti pensare a quanto molti aspetti della nostra stessa cultura dipendano dal contatto con gli animali,dal gioco di squadra,al trucco,dalle danze alle arti marziali e così via.
Altro aspetto da cui non si può prescindere è il benessere dell'animale:fisico,psichico e relazionale.Devono tutti essere garantiti all'animale.
Se è l'animale a scegliere di fare una certa attività,come capita ai cavalli di omar,ben venga,poichè sono loro a decidere e non vengono forzati o costretti.Ma purtroppo non è la norma,come ben sappiamo.